Banksy fa scalo a Milano fino al 14 aprile nella splendida cornice del Mudec per A visual protest. The Art of Banksy, prima retrospettiva realizzata in Italia in un museo pubblico dedicata all’eccentrico artista e writer inglese, considerato uno dei maggiori esponenti della street art contemporanea, la cui identità rimane tuttora nascosta. L’esposizione – non autorizzata dall’artista come tutte quelle a lui dedicate prima d’ora, in quanto continua a difendere il proprio anonimato e l’indipendenza dal sistema – è curata da Gianni Mercurio e raccogli circa 80 lavori tra dipinti, prints numerati, corredati di fotografie, video, oggetti e circa 60 copertine di vinili e cd musicali da lui disegnati e una quarantina di memorabilia (litografie, adesivi, stampe, magazine, fanzine, flyer promozionali) che raccontano attraverso uno sguardo retrospettivo l’opera e il pensiero di Banksy.
Tutte le sue opere hanno un taglio ironico e satirico e trattano tematiche quali le assurdità e le stupidità della cultura occidentale, le manipolazioni e l’arroganza dell’establishment, le atrocità della guerra, l’inquinamento e la distruzione del Pianeta, lo sfruttamento giovanile, la brutalità della repressione poliziesca, il maltrattamento degli animali. Per veicolare questo messaggio viene fatto ricorso a un’ampia gamma di soggetti, anche animali quali topi, scimmie, gatti, oltre a poliziotti, bambini e perfino membri della famiglia reale britannica. A visual protest. The Art of Banksy è un percorso assolutamente coerente con la mission di un museo come il Mudec, ovvero quella di fornire al pubblico le chiavi di lettura per comprendere le culture del mondo e i grandi temi della contemporaneità attraverso tutte le arti visive, performative e sonore.
Conformemente ai principi di fruizione delle opere dell’artista non sono presenti in mostra suoi lavori sottratti illegittimamente da spazi pubblici, ma solo opere di provenienza certificata da collezionisti privati. Come tutti gli street artists della sua generazione, Banksy accentua il contenuto dei messaggi politici e sociali in maniera esplicita, spostando il messaggio dalla forma al contenuto. Attraverso la lettura dei lavori vengono quindi illustrate in mostra le sue strategie, gli obiettivi dei suoi messaggi e la sua cifra stilistica, data dalla tecnica dello stencil, affinata con il duplice scopo di poter eseguire i lavori illegali con una notevole velocità e allo stesso tempo renderli più elaborati.
Una specifica sezione video espone al pubblico i murales che Banksy ha realizzato in diversi luoghi del mondo, tuttora esistenti o alcuni andati scomparsi, evidenziando così come molte delle sue opere nascono anche in funzione dei luoghi in cui sono realizzate.
Una chiave di lettura dei suoi lavori ha provato a darla il suo collega Shepard Fairey, famoso street artist americano: “Le opere di Banksy sono piene di immagini metaforiche che trascendono le barriere linguistiche. Grazie alle sue immagini così semplici, divertenti e brillanti, anche i bambini di sei anni che non hanno la minima idea di che cosa sia un conflitto culturale, non hanno alcun problema a riconoscere che c’è qualcosa che non quadra quando vedono la Monna Lisa che impugna un lanciafiamme”.