A maggio Clementino ha pubblicato l’album Tarantelle, il lavoro discografico della maturità e della svolta dell’artista campano. Da dicembre è pronto a presentare live il suo ultimo lavoro per la prima volta accompagnato da una band. Gli abbiamo fatto qualche domanda per conoscerlo meglio e capire cosa ci aspetta sul palco della sua nuova avventura live.
D: A maggio è uscito il tuo ultimo album “Tarantelle” che in napoletano vuol dire “guai, casino”. Sulla copertina troviamo una tua foto a 16 anni. Quante “tarantelle” hai affrontato da allora e quante hanno ispirato le tracce di questo album? Cosa diresti oggi a quel ragazzo di 16 anni?
R: Ciao, il termine “tarantelle” deriva dal morso della taranta che, secondo la leggenda, per espellere il veleno introdotto col morso, bisognava cantare o ballare. Io ho cercato di espellere i miei problemi attraverso la scrittura, ed è stato come una valvola di sfogo, specialmente nelle tracce come: “La mia follia” o “Un palmo dal cielo”. Diciamo pure che la maggior parte delle traccie di questo album sono state ispirate dalle mie “tarantelle”. Al Clementino dei 16 anni, raffigurato sulla copertina dell’album, direi: continua ad inseguire i tuoi sogni, come stai facendo, continua a fare rap, ma statt’accort.
D: Ti consideri un po’ rapper “vecchia scuola”, uno che è cresciuto a pane e freestyle. Cosa ne pensi dell’attuale scena rap italiana e della musica trap?
R: Credo che la trap sia un ramo della musica rap. In Italia ci sono artisti molto bravi in questo genere ma ovviamente, io preferisco il rap.
D: In alcune interviste hai dichiarato che tuo genere musicale, se esistesse, potrebbe essere il “black Pulcinella” perché unisci il rap a Napoli e in particolare a Pino Daniele, un’artista che ti ha segnato molto. Che rapporto hai con la tua terra? Pensi che molta ispirazione derivi dal fatto di essere nato e cresciuto in Campania?
R: Certo, ho un ottimo rapporto con la mia terra ed ovviamente quando sono lontano mi manca sempre di più. Non avrei voluto un altro dialetto per il mio rap. Il dialetto Napoletano suona Americano, ed anche i tanti problemi che ha la Campania mi spingono a scrivere canzoni.
D: Se non avessi fatto il rapper, oggi che lavoro faresti? Pensi che ti saresti dedicato al teatro, tua grande passione oltre la musica?
R: Se non avessi fatto il rap sicuramente avrei dedicato la mia vita all’intrattenimento. Quindi o attore di teatro e cinema oppure animatore nei villaggi turistici. Tanto è vero che ho appena finito di girare un film di e con Sergio Castellitto “Il materiale emotivo”, tratto dall’ultimo copione scritto da Ettore Scola e che sarà nelle sale l’anno prossimo.
D: A dicembre sarai impegnato con “Tarantelle Tour” un atteso ritorno live nei più importanti club d’Italia, e sarai accompagnato dai The Smoke Band. Cosa dovranno aspettarsi i tuoi fan? Hai già pensato ad un’ipotetica scaletta?
R: Non vedo l’ora di partire con questa nuova tournée e per la prima volta sarò accompagnato da una band. Ovviamente in primo piano ci saranno le canzoni dell’ultimo album ma darò anche spazio ai miei brani “storici”. Sicuramente sarà una bomba. Accorrete tutti!!!