Neon Noir Recensione

Per un nuovo inizio, oltre alla faccia tanto vale metterci anche il nome. O meglio le iniziali, VV.  Così si presenta ora il diafano Ville Valo, accompagnato da un primo piano in bianco e nero e la quasi rassicurante insegna di un più personale e graficamente rivisitato Heartagram - ovvero il simbolo che combina un cuore e un pentacolo con il quale il tenebroso musicista finlandese ha portato in giro per il mondo assieme ai suoi HIM una personale idea di hard rock zuccherino codificato come “love metal” - per dare forma al proprio esordio da solista, dal titolo di “Neon Noir”.

Ballate per gli struggimenti del cuore

Dell’ex poster boy dei tempi che furono c’è ancora traccia, così come delle reminiscenze della band d’origine da dieci milioni di copie vendute, tanto da poter considerare questa uscita come una naturale prosecuzione dello stesso percorso. Da principale compositore del gruppo chiaramente è ancora ben presente tutto il marchio di fabbrica che l’ha portato ben oltre i confini della natia Helsinki, eppure per Ville dopo oltre due decenni di onorata carriera non c’è nemmeno più bisogno di particolari sovrastrutture, al punto da scegliere per il suo primo album dodici brani dal caratteristico approccio un po’ ruffiano, melodico e accattivante quanto basta, senza snaturare di un centimetro la propria formula, né tantomeno di ricalcare un modello che all’alba dei cinquant’anni potrebbe ormai apparire fuori luogo.

Preferisce invece concentrarsi su ballate corpose e romantiche, ma pure più levigate che in passato, in cui la caratteristica timbrica profonda del cantante si combina tra chitarre, synth e un numero variabile di languori dell’anima. In questo modo “Neon Noir” aggiorna al presente la poetica passionale di Valo in una sequenza di canzoni scritte, arrangiate e suonate tutte in solitaria lasciando altrove il metallo per mettere sul piatto carisma e carnalità, pop e rock, amore e morte con la giusta dose di energia e pathos. Ne sono un esempio brani presto coinvolgenti come “Loveletting”, “Salute the sanguigne” o “Echolocate your love”, mentre nella title track sussurra con la sua consueta enfasi “Vieni ad amarmi finché non fa male”. Ancora, nell’album emerge una vena sinistramente spensierata espressa con “In trenodia” o anche un tocco più riflessivo che sembra prendere spunto dalle tessiture di Cure e Depeche Mode, richiamati in causa dall’inquietudine di “Heartful of ghosts”, fino al completo compimento delle tensioni oscure e malinconiche del suo love metal nelle lunghe code di “Saturnine saturnalia” e “Vertigo eyes”.

Love metal forever

Probabile che le carte migliori di Ville Valo siano già state pescate dal mazzo, ma “Neon Noir” pur non arrivando ai fasti di dischi quali “Razorblade Romance” o “Deep Shadows And Brilliant Highlights” riporta nuova luce, anzi per meglio dire nuova penombra, su un musicista che ha incarnato gli struggimenti affettivi in un ambiente da sempre bene impermeabile ai clamori del pop-rock da classifica. Qui, cantando di nostalgie, cuori fuori sincrono e sentimenti sempre e comunque agrodolci si ricongiunge in ultimo con il suo ricco passato per continuare da dove aveva lasciato anni addietro e andare avanti sulle proprie gambe. In fondo, l’amore e il sangue sono in grado di far muovere ogni singolo muscolo. E i vampiri lo sanno bene.  

(Articolo originale su Rockol.it)

Torna

Tutto su Ville Valo