Milano Demons Recensione

A distanza di poco più di un anno da “Dolce vita”, uscito nel 2021, Shiva pubblica un nuovo album che, secondo alcuni intenti resi pubblici, rappresenterebbe una sorta di concept: "Milano Demons". In mezzo la voce classe 1999 ha anche fatto uscire l’ep “Dark Love”, dimostrando di essere in un momento prolifico della sua carriera. Il nuovo progetto sarebbe incentrato sui demoni e sui tormenti metropolitani e sul tentativo di raccontare Milano sotto la chiave di lettura del rapper di Corsico.

Il problema è che questa sorta di narrazione che dovrebbe tenere compatte le canzoni, in realtà, non c’è. Il filo rosso si perde dopo poche tracce e l’idea di compattezza generale svanisce presto, sgretolandosi in un mare di singoli. Il quarto album di Shiva è senz’altro quello un po’ più sperimentale: i beat variano, passano dall’essere morbidi a oscuri, per poi tornare sensuali. Adam Eleven, Drillionaire, Daves the Kid, Madfingerz hanno fatto un buon lavoro, anche se la varietà è episodica e a volte forzata più che realmente funzionale allo sviluppo di un preciso sound riconoscibile e multistrato. Molti pezzi, infatti, hanno uno stesso mood “sentimentale” che a lungo andare può stufare, anche per le tante, troppe, tracce che compongono il disco. Trascinato dal singolone da club “Alleluia” con Sfera Ebbasta , "Milano Demons" schiera anche pezzi come “Vorrei” con Lazza, “Non lo sai”, la canzone più significativa del progetto, e “Take 4”, oltre ai ritmi latin di “Cellphone” e all’elettronica funky di “Diamante”. Shiva è un talento, ha capacità.

Chi lo critica per i testi, accusati di essere ripetitivi e a volte scarichi, ha ragione solo in parte perché in realtà in "Milano Demons", sul tema dell’amore, la vera colonna su cui si regge l’album, il rapper di Corsico regala anche delle immagini interessanti. Il problema di questi dischi, di quelli realizzati da molti giovani talentuosi rapper, album che fanno comunque breccia nelle nuove generazioni, è che sembrano sempre rimanere in superficie. Non c’è approfondimento sonoro e testuale, non ci sono diverse chiavi di lettura. Dopo un paio di ascolti sembra che tutto si sia già esaurito. E "Milano Demons", per quanto abbia qualche spunto da non sottovalutare, rientra in questa categoria. È un disco acerbo.

(Articolo originale su Rockol.it)

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